Gli studenti ITCG presenti alla Giornata della Resistenza Camerinese in ricordo di Gian Mario Fazzini

Domenica  10 ottobre, nei locali dell’aula 3 di Giurisprudenza, gli studenti diciottenni dell’Istituto ITCG Antinori di Camerino   hanno partecipato alla   Giornata della Resistenza Camerinese svoltasi con  la Cerimonia di consegna della Costituzione per i neo diciottenni della città. L'iniziativa è stata promossa e organizzata dalla sezione locale ANPI col patrocinio del Comune Di Camerino , UNICAM - Università di Camerino, l’Archeclub d’Italia Marca di Camerino.


Nel corso dell'incontro sono  intervenuti Mario Mosciatti, Presidente Sezione Anpi Camerino, il  Magnifico Rettore Unicam Claudio Pettinari, il Sindaco Sandro Sborgia, il Presidente del Comitato provinciale Anpi Lorenzo Marconi, seguiti dal  saluto in video conferenza di Gianfranco Pagliarulo Presidente Nazionale ANPI e dall’intervento del  giornalista Michele Serra autore della prefazione al libro "Camerino, 24 giugno 1944" di cui Mario Mosciatti è autore.

 

Nel testo oltre ad essere narrate le terribili stragi di Pozzuolo, Letegge e Capolapiaggia è   rivissuta anche  la vicenda eroica dell’ex studente Antinori Gian Mario Fazzini coinvolto nell’eccidio di Montalto di Cessapalombo insieme ad altri ventisette partigiani tutti fucilati dai nazifascisti.  Vicenda che, anche   a distanza di decenni, non può che coinvolgere ancora oggi  in modo sensibile  quanti nella nostra  scuola operano e quanti  opereranno domani. In onore di questa figura e del suo martirio, l’Istituto ha voluto perciò partecipare alla cerimonia sia insieme ai suoi studenti  diciottenni sia con una piccola delegazione degli studenti di tutte le classi quinte.

Gian Mario Fazzini era un ragazzo del 1925, studente dell’Istituto Tecnico di Camerino, supportato da una forte fede religiosa e da convinti sentimenti antifascisti, maturati negli ambienti cattolici camerinesi. Subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, i fascisti della Repubblica Sociale chiamarono alle armi con i famigerati “bandi Graziani” anche i ragazzi del 1925, molti dei quali, tra cui Gian Mario, piuttosto che andare a combattere a fianco dei nazisti, preferirono non rispondere alla chiamata, aggregandosi alle bande partigiane che si andavano formando sulle nostre montagne. All’inizio Gian Mario si avvicinò al Gruppo di Massaprofoglio di Muccia, comandato da Zoran Kompanjet di chiara ispirazione comunista e poi entrò a far parte di quello di Montalto di Cessapalombo, ispirato a idee più simili alle sue. Il 19 marzo 1944 fu catturato dai nazifascisti a Caldarola, insieme con altri partigiani del gruppo di Montalto; condotto al comando di Muccia, Fazzini fu sottoposto a un durissimo interrogatorio con percosse e minacce, ma non tradì i suoi compagni, come invece fecero altri. Gli interrogatori furono condotti dal tenente Giulio Grassano, fascista del battaglione “M”, alternando lusinghe, minacce e percosse, al fine di ottenere informazioni sulla composizione del gruppo del quale facevano parte, sulle basi in cui lo stesso gruppo si appoggiava e su coloro che lo comandavano. Cinque degli interrogati fornirono informazioni che furono ritenute utili e quindi ebbero salva la vita. Coloro che nonostante le torture si erano rifiutati di parlare, la mattina del 22 marzo 1944, furono condotti a Montalto e furono fucilati insieme ai compagni catturati sul posto. Il plotone di esecuzione era formato da tre fascisti e due tedeschi ed era comandato dallo stesso Grassano. Quando la carneficina stava per essere portata a termine e l’ultimo gruppo di cinque partigiani stava per seguire la sorte di tutti gli altri, fu il tenente Fischer (comandante del reparto tedesco) a dissuadere Grassano dal proseguire e pertanto: Alberto Pretesi, Marcello Muscolini, Elvio Verdinelli, Giovanni Ronconi e Aroldo Ragaini furono risparmiati. In un’intervista del 18 settembre 1970, concessa al settimanale in lingua italiana diffuso a Fiume, Zoran Kompanjet, divenuto nel frattempo rettore della locale università, ricorda Gian Mario Fazzini dicendo che aveva avuto grande stima di lui e lo definisce come un ragazzo coraggioso che i nazifascisti torturarono fino ad arrivare a cavargli gli occhi, ma che non tradì i suoi compagni, aggiungendo: “Il suo era un coraggio che sembra pazzia, ma è invece lucidità disperata, che non nasce soltanto dal vigore di un temperamento, ma dalla coscienza della propria missione”. Nella fotografia del cadavere scattata dal cugino Mario, chiamato per il riconoscimento, si vede chiaramente la benda che copre l’occhio sul quale avevano infierito i suoi carnefici. E’ evidente che Gian Mario Fazzini va ricordato, non solo come vittima del nazifascismo, ma anche come un vero e proprio eroe, sul quale i fascisti italiani sfogarono la loro ferocia con la rabbia che derivava dal non essere riusciti in nessun modo a piegarne la volontà.

Fonte ANPI Camerino

 


Al termine della Cerimonia è seguita l’inaugurazione al Relais Villa Fornari  della mostra "la guerra Camerino i ricordi. L'avventura italiana di Gerry Brice" curata da Fiorella Paino presidente Archeclub d'Italia Marca di Camerino.