Gli studenti ITCG protagonisti delle giornate bigiarettiane

"Gli intellettuali e la fabbrica: Libero Bigiaretti e la letteratura industriale"

 

Sabato 2 ottobre, gli studenti dell’ITCG G Antinori  Matelica - Camerino hanno partecipato alla prima edizione delle Giornate Bigiarettiane con il convegno dal titolo "Gli intellettuali e la fabbrica: Libero Bigiaretti e la letteratura industriale", svoltosi nella prestigioso teatro Piermarini. Questa iniziativa ha rinnovato l’attualità e la conoscenza della figura di Libero Bigiaretti, grande scrittore e poeta matelicese, presentandolo al pubblico in qualità di intellettuale che ha lavorato con Adriano Olivetti ed esponente di un filone, quello della letteratura industriale, che ha raccontato aspetti importanti dell’Italia del dopoguerra e che ancora oggi risulta attuale.

Gli studenti sono stati invitati a partecipare all’evento anche in modo attivo, leggendo alcune riflessioni elaborate dopo la lettura degli “Scritti e discorsi di cultura industriale”, la visione umanistica di “industria e cultura” di Libero Bigiaretti e approfondendo i temi relativi al pensiero di “fabbrica comunitaria” promossa da Adriano Olivetti.

Di seguito, un estratto degli interventi proposti dagli alunni:

Grazie all’iniziative dell’amministrazione comunale abbiamo conosciuto Libero Bigiaretti e la sua dedizione e il suo contributo alla promozione del rispetto della dignità umana nell’ambito della “civiltà meccanizzata”.

Libero Bigiaretti, matelicese di nascita, si trasferisce giovanissimo a Roma dove si diplomerà al Liceo Artistico e nel 1960 assume la dirigenza dell’Ufficio Stampa presso l’azienda “Olivetti” ad Ivrea. Gli scritti e discorsi di cultura industriale si concentrano principalmente sul mondo industriale, sul volto che la fabbrica offre di sé all’esterno.  Il suo lavoro è legato all’esperienza olivettiana: la vera, importante stagione del capitalismo illuminato. Le ragioni da cui si muove l’indagine di Bigiaretti, infatti conducono sempre e comunque a quelle domande che Adriano Olivetti poneva con una certa dose profetica: “Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi semplicemente nell’indice dei profitti?” Adriano Olivetti pensava alla sua fabbrica – comunità come un microcosmo ideale in cui ogni individuo, accanto al lavoro, trovasse delle chances di riscatto culturale e spirituale. Ed è questa la chiave di lettura adottata da Bigiaretti. Le considerazioni di Bigiaretti si collocano nel disegno di Olivetti di garantire e migliorare le condizioni di vita alla classe operaia. Un discorso volto a richiamare l’attenzione agli addetti ai lavori di formare l’impiegato e l’operaio, nel senso di aiutarlo a migliorare la propria cultura e il tempo libero. Bigiaretti denuncia il pericolo provocato dalla frustrazione e dalla meccanizzazione dei lavori “ripetitivi e parcellari”, con ricadute negative non solo sullo svolgimento della propria attività, ma anche su quello del tempo libero, se privato di contenuti autentici e costruttivi. Di qui l’importanza di organizzare strutture adeguate in seno alle aziende.